C’era una volta un sarto con tre figli. Non erano ricchi. Un giorno il sarto pensΓ² che fosse giunto il momento che i ragazzi uscissero di casa per imparare un mestiere. CosΓ¬ li mandΓ² via tutti e tre.
Il figlio maggiore fece un apprendistato come costruttore di mobili. Ragazzo, disse il maestro, ti ringrazio per il tuo entusiasmo per il mestiere. Ora puoi farlo da solo”. Come regalo d’addio, gli fu dato un piccolo tavolo di legno. Quando lo chiama: “Tavolo, serviti pure”, il tavolo si addobba da solo con il cibo piΓΉ delizioso. Il figlio era molto felice: ora suo padre non avrebbe piΓΉ dovuto preoccuparsi del cibo.
Mentre tornava a casa, il ragazzo passΓ² davanti a una locanda. Puoi dormire qui”, disse il locandiere, “ma non c’Γ¨ cibo”. Non preoccuparti”, disse il ragazzo. PosΓ² la tavola e disse: “Tavola, serviti pure”. Sul tavolino apparvero i piatti piΓΉ deliziosi. L’oste non poteva credere ai suoi occhi! Scese la notte e il ragazzo andΓ² a dormire. Il giorno dopo portΓ² il tavolo a suo padre. Suo padre fu felice che avesse imparato un mestiere. Ma il tavolo delle meraviglie ebbe la sua massima attenzione. Tavolo, serviti pure!”, disse il figlio. Maβ¦ non accadde nulla! Il figlio non capiva cosa stesse succedendo.
Il secondo figlio fu apprendista mugnaio. Al termine del suo apprendistato, fu ricompensato per il suo duro lavoro con un asino. Ma non si trattava di un asino qualsiasi. L’asino, quando sentΓ¬ dire: “Asino stendi!”, gettΓ² tutte le monete d’oro da sotto la coda. Il ragazzo salΓ¬ sull’asino per tornare a casa. Ora suo padre non doveva piΓΉ lavorare.

Mentre tornava a casa, passΓ² davanti alla stessa locanda dove aveva dormito suo fratello. Chiese all’oste: “Posso dormire qui?”. Sempre se hai soldi!”, rispose il locandiere. Il figlio si avvicinΓ² al suo asino e chiamΓ² “Asino stendi!”. Prese le monete in un sacchetto. L’oste, che per caso lo vide, rimase a bocca aperta! Il giorno dopo il figlio continuΓ² a salire sul suo asino per andare da suo padre. Tornato a casa, non riusciva a credere che l’asino non desse piΓΉ monete. Non capisco cosa stia succedendo!”, gridΓ² disperato. Il padre scosse la testa. Γ una buona cosa che almeno tu abbia imparato un buon mestiere”, disse l’uomo, non sapendo bene cosa pensare. Egli scrisse al terzo figlio una lettera sul tavolo e sull’asino.
Il terzo figlio era stato apprendista falegname. Lesse la lettera al suo maestro. Quest’ultimo disse: “Credo che i tuoi fratelli siano stati derubati”. Diede al figlio una borsa con una mazza. Prendi questo regalo da parte mia come ringraziamento per tutto il tuo duro lavoro. Se griderai: “Randello nel sacco!”, la mazza darΓ una bella lezione a chi se la merita”.

Mentre tornava a casa, il figlio passΓ² davanti alla locanda, dove anche i suoi fratelli avevano passato la notte. Chiese all’oste se aveva qualcosa da mangiare. SΓ¬”, rispose l’oste, “puoi mangiare quanto vuoi, quando vuoi”. E il figlio sentΓ¬ l’oste in cucina che gridava: “Tavola, serviti pure!”. In un secondo c’era un pasto caldo sulla tavola. Γ meraviglioso”, disse il ragazzo, “non ho mai visto qualcuno farlo cosΓ¬ velocemente. Ma qui ho un miracolo ancora piΓΉ grande”. E indicΓ² la borsa. L’oste chiese cosa fosse, ma il figlio si rifiutΓ² di dirglielo. Quella notte l’oste entrΓ² di soppiatto nella sua stanza, proprio come il figlio si aspettava. Il figlio gridΓ²: “Randello nel sacco!” e il locandiere ricevette le piΓΉ grandi percosse che avesse mai ricevuto. Ridammi il tavolo e l’asino dei miei fratelli”, disse il figlio, “o le botte dureranno per sempre”.
E fu così che il figlio arrivò a casa di suo padre con un tavolo e un asino straordinari, e suo padre non dovette più lavorare. E tutti e quattro vissero felici e contenti.
