C’era una volta, tanto tempo fa, circa venerdì scorso, Winnie-the-Pooh. Viveva tutto solo in una foresta e si chiamava Sanders.
Un giorno, mentre faceva una passeggiata, arrivò in un luogo aperto nel mezzo della foresta dove al centro c’era una grande quercia, e dalla cima dell’albero proveniva un forte ronzio.
Winnie-the-Pooh si sedette ai piedi dell’albero, mise la testa tra le sue zampe e cominciò a pensare.
Prima di tutto disse tra sé: “Quel ronzio vuol dire qualcosa. Non si sente un ronzio del genere, così continuo, senza che significhi qualcosa. Se c’è un ronzio, qualcuno lo sta facendo e l’unica ragione per cui c’è un ronzio è che sei un’ape.”
Poi pensò più a lungo e disse: “E l’unico motivo per essere un’ape, secondo me, è fare il miele.”
Allora si alzò e continuò: “E l’unica ragione per fare il miele è che così posso mangiarlo.” E cominciò a salire sull’albero.
Salì, salì e salì, e mentre saliva cantava una canzoncina che suonava così:
Non è divertente
Quanto a un orso piace il miele?
Zzz! Zzz! Zzz!
Mi chiedo perché lo faccia?
Poi salì un po’ più su… e un po’ più su… e poi ancora un po’ più in alto.
A quel punto pensò ad un’altra canzone.
E’ un pensiero molto divertente che, se gli Orsi fossero Api,
Costruirebbero i loro nidi ai piedi degli alberi.
E così, se le Api fossero Orsi,
Noi non dovremmo salire tutte queste scale.
A quel punto era un po’ stanco, ecco perché cantava una canzone che sembrava un lamento. Ormai era quasi arrivato, e se fosse salito su quel ramo…
Crack!
“Oh, aiuto!” disse Pooh, mentre cadeva di tre metri sul ramo sotto di sé.
“Se solo non avessi…”, disse mentre rimbalzava di sei metri sul ramo più in basso.
“Vedi, quello che intendevo fare,” spiegò mentre si capovolgeva e si schiantava su un altro ramo nove metri più giù, “quello che intendevo fare…”
“Certo, era piuttosto…” ammise, mentre scivolava velocemente attraverso gli altri sei rami.
“Tutto dipende, io credo,” decise, mentre salutava l’ultimo ramo, girando tre volte su se stesso e cadendo con grazia in un cespuglio di ginestre, “tutto dipende dal fatto che mi piace così tanto il miele. Oh, aiuto!”
Si trascinò fuori dal cespuglio di ginestre, si tolse via le spine dal naso e ricominciò a riflettere. E la prima persona a cui pensò fu Christopher Robin.
Così Winnie-the-Pooh andò dal suo amico Christopher Robin, che viveva dietro una porta verde in un’altra parte della foresta.
“Buongiorno, Christopher Robin,” disse.
“Buongiorno, Winnie-ther-Pooh,” rispose lui.
“Mi chiedevo se per caso avessi un palloncino?”
“Un palloncino?”
“Sì, mentre venivo qui mi chiedevo: ‘Chissà se Christopher Robin ha un palloncino con sé?’ Dicevo tra me, pensando ai palloncini e domandandomi.”
“A che ti serve un palloncino?” gli chiese.
Winnie-the-Pooh si guardò intorno per assicurarsi che nessuno stesse ascoltando, si portò la zampa alla bocca e sussurrando disse: “Miele!”.
“Ma con i palloncini non si ottiene il miele!”
“Io sì”, disse Pooh.
Beh, è capitato che il giorno prima Christopher Robin fosse stato ad una festa a casa del suo amico Pimpi e c’erano i palloncini. Lui aveva un grande palloncino verde e uno dei parenti di Rabbit un grande palloncino blu, ma lo aveva dimenticato, essendo davvero troppo piccolo per andare a una festa; così aveva portato a casa sia il palloncino verde che quello blu.”
“Quale voresti?” chiese a Pooh.
Mise la testa tra le zampe e pensò molto attentamente.
“È così,” disse. “Quando vai a cercare il miele con un palloncino, la cosa migliore è non far capire alle api che stai arrivando. Ora, se hai un palloncino verde, potrebbero pensare che tu sia solo parte dell’albero e non notarti, e se hai un palloncino blu, potrebbero pensare che tu sia solo parte del cielo e non accorgersi di te, per cui la domanda è: qual è la più probabile?”
“Non ti vedrebbero sotto il palloncino?” gli chiese.
“Potrebbe o non potrebbe essere,” disse Winnie-the-Pooh. “Non si può mai dire con le api.” Pensò per un momento e aggiunse: “Cercherò di sembrare una piccola nuvola scura. Questo le ingannerà.”
“Allora è meglio che tu prenda il palloncino blu,” disse Christopher Robin, e così fu deciso.
Uscirono insieme con il palloncino blu, e Christopher Robin portò con sé la sua pistola, giusto per sicurezza, come faceva sempre. Winnie-the-Pooh andò in un posto molto fangoso che conosceva, e si rotolò e rotolò fino a diventare tutto nero; poi, quando il palloncino fu gonfiato il più possibile, mentre entrambi tenevano il filo, Christopher lo lasciò andare all’improvviso e l’Orsetto Pooh salì con grazia nel cielo, rimanendo lì — alla stessa altezza della cima dell’albero ma a circa sei metri di distanza.
“Evviva!” esclamò.
“Non è magnifico?” gridò Winnie-the-Pooh. “Cosa sembro?”
“Sembri un Orso che tiene un palloncino” rispose.
“No,” disse Pooh preoccupato, “—non come una piccola nuvola scura nel cielo blu?”
“Non tanto.”
“Ah, beh, forse da quassù sembra diverso. E, come dico, con le api non si può mai dire.”
Non c’era vento che lo avvicinasse all’albero, quindi rimase lì. Poteva vedere il miele, poteva sentire l’odore del miele, ma non riusciva proprio a prenderlo.
Dopo un pò chiamò giù.
“Christopher Robin!” disse con un forte sussurro.
“Ciao!”
“Credo che le api sospettino qualcosa!”
“Di che tipo?”
“Non lo so. Ma qualcosa mi dice che sono sospettose!”
“Forse pensano che tu voglia il loro miele.”
“Potrebbe essere così. Con le api non si sa mai.”
Ci fu ancora un breve di silenzio, poi Pooh chiamò di nuovo.
“Christopher Robin!”
“Si?”
“Hai un ombrello in casa?”
“Penso di si.”
“Vorrei che lo portassi qui, e camminassi avanti e indietro con l’ombrello, mi guardassi di tanto in tanto, e dicessi ‘Eh-eh, sembra che stia per piovere.’ Penso che, se lo facessi, ingannerebbe meglio le api.”
Beh, rise tra sè: “Stupido Orso!” ma non lo disse ad alta voce perché gli voleva bene, e tornò a casa a prendere l’ombrello.
“Oh, eccoti!”esclamò Winnie-the-Pooh, non appena ritornò all’albero. “Stavo cominciando a preoccuparmi. Ho capito che le api ora sono decisamente sospettose.”
“Posso aprire l’ombrello?” disse.
“Sì, ma aspetta un momento. Dobbiamo essere pratici. L’ape più importante da ingannare è l’Ape Regina. Riesci a vedere qual è l’Ape Regina da laggiù?”
“No.”
“Che peccato. Beh, ora, se cammini avanti e indietro con l’ombrello, dicendo: ‘Eh-eh, sembra che stia per piovere,’ io farò del mio meglio e canterò una Canzoncina delle Nuvole, come potrebbe cantare una nuvola…. Vai!”
E mentre Christopher Robin camminava avanti e indietro chiedendosi se potesse piovere, Winnie-the-Pooh cantava questa canzone:
Che dolce essere una nuvola
Sospesa nel Blu!
Ogni nuvoletta
Canta sempre a voce alta.
“Che dolce essere una nuvola
Sospesa nel Blu!”
Così si sente tanto orgogliosa
Di essere una piccola nuvola.
Le api continuavano a ronzare sospettose come sempre. Alcune di loro, infatti, lasciarono i loro nidi e volarono intorno alla nuvola mentre iniziava il secondo verso di questa canzone, e un’ape si posò per un attimo sul naso della nuvola, poi volò di nuovo.
“Christopher—ahi!—Robin,” chiamò la nuvola.
“Sì?”
“Stavo giusto pensando, e sono arrivato a una decisione molto importante. Queste sono le api sbagliate.”
“Lo sono?”
“Proprio il tipo sbagliato. Quindi penso che non farebbero il miele adatto, non credi?”
“Davvero?”
“Sì. Quindi penso che scenderò.”
“Come?” chiese.
Winnie-the-Pooh non ci aveva pensato. Se avesse lasciato andare il filo, sarebbe caduto—bam—e l’idea non gli piaceva affatto. Quindi pensò a lungo, e poi disse:
“Christopher Robin, devi sparare al palloncino con la tua pistola. Hai la pistola?”
“Certo, ma se lo faccio, rovinerò il palloncino,”disse.
“Ma se non lo fai,” rispose Pooh, “dovrò lasciarlo andare e questo sarebbe un guaio per me.”
In questo modo, capì come stavano le cose; prese la mira con molta attenzione al palloncino, e sparò.
“Ahi!” disse Pooh.
“L’ho mancato?” chiese.
“Non l’hai proprio mancato,” disse Pooh, “ma non hai colpito il palloncino.”
“Mi dispiace tanto,” rispose, sparò di nuovo e questa volta colpì il palloncino, l’aria uscì lentamente e Winnie-the-Pooh scese a terra.
Ma le sue braccia erano così rigide per aver tenuto il filo del palloncino per tutto quel tempo che rimasero dritte in alto per più di una settimana, e ogni volta che una mosca arrivava e si posava sul suo naso, lui doveva soffiarla via. E credo — ma non ne sono sicuro — che sia per questo che lo chiamavano sempre Pooh.