Una gallinella rossa viveva in un cortile, dove trascorreva quasi tutto il suo tempo gironzolando, saltellando in modo goffo e rovistando ovunque alla ricerca di vermi.

Amava moltissimo i vermi grassi e gustosi perchΓ© pensava fossero assolutamente necessari per la salute dei suoi pulcini. Ogni volta che trovava un verme, chiamava i suoi pulcini: βCoccodΓ¨! CoccodΓ¨! CoccodΓ¨!β

Un gatto di solito sonnecchiava con pigrizia all’entrata del fienile, senza nemmeno preoccuparsi di spaventare il topo che correva qua e lΓ come voleva. Invece, al maiale che viveva nel porcile, non importava cosa capitasse, purchΓ© potesse mangiare e ingrassare.


Un giorno, la Gallinella Rossa trovò un Seme. Era un Seme di Grano, ma era così abituata a insetti e vermi che pensò fosse un nuovo e forse molto delizioso tipo di carne. Lo morse attentamente e scoprì che, come sapore, non somigliava affatto a un verme, anche se, essendo lungo e sottile, una Gallinella Rossa poteva essere facilmente ingannata dal suo aspetto.

Portandolo in giro, fece molte domande su cosa potesse essere. Scoprì che era un Seme di Grano e che, se piantato, sarebbe cresciuto e, una volta maturo, sarebbe diventato farina e poi pane.Quando lo capì, sapeva che doveva piantarlo, ma era così occupata a cercare cibo per sé e per la sua famiglia che, naturalmente, pensava di non dover perdere tempo a piantarlo.

Così pensò al Maiale, a cui il tempo doveva sembrare lungo, al Gatto che non aveva nulla da fare e al grande Topo grasso nelle sue ore di ozio, e chiamò ad alta voce:
βChi pianterΓ il Seme?β
Ma il Maiale disse: βNon io,β
il Gatto disse: βNon io,β
e il Topo disse: βNon io.β
βBene,β disse la Gallinella Rossa, βallora lo farΓ² io.β
E così fece.

Poi continuΓ² i suoi lavori quotidiani durante i lunghi giorni d’estate, rovistando alla ricerca di vermi e nutrendo i suoi pulcini, mentre il Maiale ingrassava, il Gatto ingrassava, il Topo ingrassava e il Grano cresceva alto e pronto per il raccolto.

Un giorno, la Gallinella Rossa notΓ² quanto il Grano fosse cresciuto e che i chicchi erano maturi, cosΓ¬ corse in giro chiamando allegramente: βChi taglierΓ il Grano?β
Il Maiale disse: βNon io,β
il Gatto disse: βNon io,β
e il Topo disse: βNon io.β
βBene,β replicΓ² la Gallinella Rossa, βallora lo farΓ² io.β
E lo fece.

Nella stalla, tra gli attrezzi del contadino, prese la falce e iniziΓ² a tagliare il Grano.
A terra giaceva il Grano ben tagliato, pronto per essere raccolto e trebbiato, ma il pulcino piΓΉ piccolo, piΓΉ giallo e piumoso della signora Gallina iniziΓ²: βcip-cip-cipβ nel modo piΓΉ insistente possibile, facendo sapere a tutti, ma in particolare alla madre, che lo stava trascurando.
Povera Gallinella Rossa! Si sentiva piuttosto confusa e non sapeva davvero dove voltarsi.
La sua attenzione era faticosamente divisa tra il suo dovere verso i suoi figli e il suo dovere verso il Grano, per cui si sentiva responsabile.
CosΓ¬, di nuovo, con grande speranza, chiese: βChi trebbierΓ il Grano?β
Ma il Maiale, con un grugnito, disse: βNon io,β
il Gatto, con un miagolio, disse: βNon io,β
e il Topo, con un squittio, disse: βNon io.β
CosΓ¬ la Gallina Rossa, che sembrava, bisogna ammetterlo, piuttosto scoraggiata, disse: βBene, allora lo farΓ² io.β
E così fece.



Naturalmente perΓ², prima doveva nutrire i suoi pulcini e, quando si addormentarono per il sonnellino pomeridiano, uscΓ¬ e trebbiΓ² il Grano. Poi chiese: βChi porterΓ il Grano al mulino per essere macinato?β
Voltandosi con un sorriso beffardo, il Maiale disse: βNon io,β
e il Gatto disse: βNon io,β
e cosΓ¬ il Topo: βNon io.β
Quindi la brava Gallinella Rossa non poteva fare altro che dire: βAllora lo farΓ² io.β
E così fece.
Trascinando il sacco di Grano, si incamminΓ² verso il lontano mulino. LΓ¬ ordinΓ² che il Grano fosse macinato fino a diventare farina bianca e perfetta. Quando il mugnaio le diede la farina, lei tornΓ² lentamente fino al cortile, nel suo modo tipico e un poβ impacciato.



Nonostante il suo carico, riuscì anche a catturare di tanto in tanto qualche verme squisito e ne portò uno ai suoi pulcini quando li raggiunse. Quei furbetti batuffoli erano così felici di vedere la loro mamma e, per la prima volta, la apprezzarono davvero.
Dopo quella giornata davvero faticosa, la signora Gallina andΓ² a dormire prima del solito: infatti, era prima che i colori del tramonto del sole apparissero nel cielo, la sua solita ora di andare a letto.
Al mattino, le sarebbe piaciuto dormire fino a tardi, ma i suoi pulcini, unendosi al coro mattutino del pollaio, spazzarono via la speranza di concedersi un tale lusso.
Mentre assonnata apriva un occhio a metΓ , le venne in mente che oggi quel Grano doveva, in qualche modo, diventare pane.


Non era abituata a fare il pane, anche se, ovviamente, chiunque ci riesce se segue la ricetta con attenzione, e sapeva benissimo che, se era necessario, lei poteva farlo.
Quindi, dopo aver nutrito i suoi pulcini e averli preparati soffici e freschi per la giornata, andΓ² a cercare il Maiale, il Gatto e il Topo.
Ancora convinta che prima o poi l’avrebbero sicuramente aiutata, cantΓ²: βChi farΓ il pane?β

AhimΓ¨ per la Gallinaella Rossa! Ancora una volta le sue speranze furono deluse! Infatti il Maiale disse: βNon io,β

Il Gatto disse:βNon io,β
e il Topo:βNon io.β
Allora la Gallinella Rossa ancora una volta disse: βLo farΓ² io,β e lo fece.
Sentendo che forse sapeva fin dall’inizio che avrebbe dovuto fare tutto da sola, indossΓ² un grembiule pulito e un cappello bianco da cuoco. Prima di tutto preparΓ² l’impasto, come era giusto. Quando arrivΓ² il momento, tirΓ² fuori il tavolo da lavoro e le teglie da forno, modellΓ² il pane, lo suddivise in pagnotte e le mise nel forno per farle cuocere. Per tutto il tempo, il Gatto era pigro, sdraiato e ridacchiava.

Nelle vicinanze il vanitoso Topo si truccava il naso e si ammirava in uno specchio.
Da lontano si udiva il lungo russare del Maiale che sonnecchiava.
Finalmente arrivΓ² il grande momento. Un delizioso profumo si diffuse con la brezza autunnale. Ovunque, gli abitanti del cortile annusavano l’aria con gioia.

La Gallinella Rossa si avvicinΓ² con passi incerti verso la fonte di tutta questa euforia.

Sebbene sembrasse apparentemente calma, in realtΓ faticava a trattenere lβimpulso di ballare e cantare, perchΓ© non era stata forse lei a preparare questo meraviglioso pane?

Non c’Γ¨ da stupirsi che fosse la piΓΉ entusiasta del cortile!
Non sapeva se il pane sarebbe stato buono da mangiare, maβgioia delle gioie!βquando le belle pagnotte scure uscirono dal forno, erano cotte alla perfezione.

Allora, probabilmente perchΓ© aveva l’abitudine, la Gallinella Rossa chiamΓ²: βChi mangerΓ il Pane?β

Tutti gli animali nel cortile erano affamati e si leccavano i baffi in attesa, e il Maiale disse: βLo mangerΓ² io,β
il Gatto disse: βLo farΓ² io,β
e anche il Topo : βLo farΓ² io.β
Ma la Gallinella Rossa rispose:

βNo, voi non lo mangerete. Lo mangerΓ² io.β
E così fece.